Italia avanti sulle tecnologie digitali in sanità, ma resta carente l’accesso ai dati sanitari

Il report Philips mette in luce come al momento appena 1 paziente su 5 abbia accesso ai propri dati rilevati in maniera elettronica

Pubblicato il 25 Nov 2019

Chief Operating Officer e dati

Il sistema sanitario italiano è più avanzato di quello che si potrebbe pensare in materia di Digital Health. Questa la principale indicazione che arriva dal Future Health Index (FHI) 2019 realizzato Philips. L’Italia, infatti, è al primo posto in Europa e tra i primi al mondo per l’utilizzo delle tecnologie digitali da parte dei professionisti sanitari – l’88% di questi dichiara infatti di aver utilizzato digital health technology o app nel proprio ospedale o studio, contro una media FHI del 78%.Esiste però al contempo un ritardo sul terreno della condivisione dei dati, della cartella clinica elettronica (CCE) e della telemedicina. Per quanto riguarda la cartella elettronica, in particolare, al momento appare utilizzata solo dal 57% dei professionisti (contro una media FHI del 76%). A pesare sulla diffusione c’è la percezione negativa da parte di alcuni operatori, che temono ripercussioni sul proprio carico di lavoro e sul tempo dedicato ai pazienti.  Eppure i professionisti che utilizzano le CCE ne riconoscono l’impatto positivo sulla propria soddisfazione professionale (73%), sulla qualità dei servizi erogati (73%) e sui risultati clinici (63%).

Sul delicato tema dei dati sanitari, il report Philips mette in luce come al momento appena 1 paziente su 5 abbia accesso ai propri dati rilevati in maniera elettronica, che pure sarebbe un desiderio della quasi totalità del campione.  . Eppure, in grande maggioranza (91%), i pazienti italiani si dichiarano desiderosi di avere accesso ai propri dati sanitari. Anzi le  difficoltà di condivisione dei dati sono considerate come il principale ostacolo all’adozione della digital health technology, problema a cui si sommano le preoccupazioni sulla sicurezza dei dati sanitari. In tema di telemedicina, il report evidenzia come in Italia ben 4 professionisti della salute su 10 che dichiarano di non averla mai utilizzata. Eppure, secondo Philips, questo strumento potrebbe essere di grande utilità nel risolvere uno dei problemi più sentiti dai pazienti italiani, quello dei tempi di attesa per le visite.

Come ha messo in luce Simona Comandè, General Manager Philips Italia, Israele e Grecia “Professionisti sanitari attivi e tecnologicamente preparati riconoscono i vantaggi della sanità digitale per se stessi e per i pazienti, mentre pazienti informati e responsabilizzati prestano maggiore attenzione alla cura della propria salute, con ricadute positive anche sui costi per il sistema sanitario nazionale. La relazione medico-paziente è arrivata un nuovo decisivo punto di evoluzione: la condivisione dei dati. La CCE è una cartina al tornasole: c’è ancora da fare in questo campo”.

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